Luigi Pirandello
Uno, Nessuno e Centomila
a cura di Felice Massaro
Massaro Editore
2024
ISBN 979.12.81053.311
€ 6,0
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Uno dei temi centrali del romanzo Uno, nessuno e centomila è la profonda crisi identitaria che angustia il protagonista Vitangelo Moscarda. La scoperta che gli altri lo percepiscono in modo diverso da come si percepisce lui stesso lo porta a una destabilizzazione radicale. Maestro nel rappresentare la frammentazione dell’io e la crisi dell’identità, Pirandello esplora le contraddizioni dell’individuo, la mascheratura sociale che ognuno è costretto a indossare, la sua difficoltà a conciliare l’immagine che ha di sé con quella che gli altri hanno di lui.
La frammentazione dell’io, tema ricorrente nella letteratura, ha affascinato e tormentato gli scrittori di ogni epoca che hanno rappresentato l’identità umana come qualcosa di complesso che si manifesta in diverse forme e con diverse intensità.
Personaggi multipli – Un singolo personaggio può presentare diverse personalità, talvolta contraddittorie, che lottano per il dominio; un esempio classico è il Dr. Jekyll e Mr. Hyde di Stevenson.
Consapevolezza della molteplicità interiore – Il personaggio è consapevole delle diverse sfaccettature della propria personalità e ne soffre, sentendosi diviso e alienato.
Perdita dei confini dell’io – Il personaggio si confonde con gli altri, con l’ambiente o con oggetti inanimati, perdendo la distinzione tra sé e il mondo esterno.
Sensazione di estraneità – Il personaggio si sente estraneo a se stesso, come se osservasse la propria vita da una prospettiva esterna.
Linguaggio frammentato – I flussi di coscienza, i monologhi interiori e le ellissi sono tecniche narrative che riflettono la frammentazione dell’io.
Le cause della frammentazione dell’io sono molteplici.
Tra gli autori di opere permeate da un profondo senso di alienazione e di smarrimento spiccano Franz Kafka, James Joice, Albert Camus, Virginia Woolf, Italo Svevo:
Franz Kafka – Personaggi come Gregor Samsa (La metamorfosi) o Josef K. (Il processo) sono costantemente alla ricerca di un’identità che sembra sfuggire. Gregor Samsa appare allegoricamente sotto forma di orrido insetto per raffigurare l’alienazione dell’individuo nella famiglia e nella società. Egli rappresenta l’isolamento di ciò che esteticamente è diverso, nonché l’impossibilità di comunicare con gli altri (“Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto”). Josef K., giovane procuratore di banca che vive a Praga in una stanza presa in affitto, viene arrestato e perseguito dall’autorità senza che venga mai a sapere la natura del suo crimine.
James Joyce – Anche Joyce, con romanzi come Ulisse e Finnegans Wake ove prosegue il viaggio nell’animo umano, indaga la complessità dell’io e la molteplicità delle identità che coesistono in ogni individuo.
Albert Camus – L’esistenzialismo di Camus, con opere come Lo straniero e Il mito di Sisifo, esplora il tema dell’assurdità dell’esistenza e la conseguente crisi di senso.
Virginia Woolf – La scrittrice inglese, con romanzi come Mrs. Dalloway e Al faro, approfondisce la questione dell’identità femminile e le difficoltà che le donne incontrano nel costruirsi un’immagine coerente di sé in una società patriarcale.
Italo Svevo – Svevo, con La coscienza di Zeno, analizza la crisi dell’io borghese e la sua incapacità di vivere un’esistenza autentica.o.
La paura del giudizio altrui è un potente motore che spinge gli individui a conformarsi alle aspettative sociali. La società viene rappresentata come una forza costruttrice e al contempo distruttrice dell’identità individuale. Le aspettative, i giudizi e le etichette che gli altri ci appiccicano modellano l’immagine di noi stessi costringendoci a conformarci a un modello prestabilito. Moscarda, temendo di essere giudicato per un difetto fisico, inizia un percorso di autodistruzione. La sua identità si disgrega quando si rende conto che gli altri lo percepiscono in modo diverso da come si percepisce lui. Ogni persona che incontra gli restituisce un’immagine diversa di sé, creando una molteplicità di identità che lo confondono e lo disorientano portandolo alla follia.
La società contemporanea esalta l’immagine, l’apparenza, la costruzione di un sé perfetto sui social media. Questa pressione che induce a mostrarsi sempre impeccabili può portare a una profonda insicurezza e a una perdita di contatto con la propria autenticità. Inoltre, i modelli di successo imposti dalla società, quali la ricchezza o la fama, possono creare un senso di inadeguatezza in coloro che non riescono a raggiungerli. All’isolamento e alla marginalizzazione, con la conseguente profonda crisi identitaria, possono portare anche la paura del diverso e l’intolleranza verso chi non si conforma alle norme sociali.
Sulla costruzione dell’identità individuale la società agisce attraverso diversi meccanismi:
Modelli di ruolo – I media, la famiglia, i personaggi pubblici offrono una vasta gamma di modelli di ruolo che influenzano le aspirazioni, i valori e le convinzioni degli individui.
Norme sociali – Le norme sociali, esplicite o implicite, definiscono ciò che è considerato ‘normale’ e ‘accettabile’ all’interno di un determinato gruppo sociale, esercitando una forte pressione a conformarsi.
Gruppi di appartenenza – L’appartenenza a gruppi sociali (amici, famiglia, comunità), fornisce un senso di identità e appartenenza ma può anche limitare la possibilità di esprimere la propria individualità.
Istituzioni – Scuole, istituzioni religiose, ambiente di lavoro, trasmettono valori, conoscenze e competenze che contribuiscono a formare l’identità degli individui.
Discorsi sociali – I discorsi sociali dominanti, ad esempio sulla bellezza, sul successo o sul genere, influenzano le percezioni di sé e degli altri.
L’identità come prodotto delle relazioni sociali è un concetto centrale nelle scienze sociali. Essa suggerisce che il modo in cui percepiamo noi stessi, i nostri valori, le nostre aspirazioni e il nostro posto nel mondo non è un dato innato, ma viene costruito nel corso della vita attraverso le interazioni con gli altri. L’identità, quindi, è un costrutto complesso e multidimensionale che si forma e si trasforma nel corso della vita attraverso le relazioni sociali. Comprendere questo processo ci permette di acquisire una maggiore consapevolezza di noi stessi e degli altri, e di valorizzare la diversità delle identità.
In che misura l’identità è un prodotto delle relazioni sociali?
Il Sé riflesso – Come spiegava George Herbert Mead, il nostro senso di sé si forma attraverso un processo di “interazione simbolica”. Osservando le reazioni degli altri nei nostri confronti, interiorizziamo le loro valutazioni e costruiamo un’immagine di noi stessi. Questo processo è continuo e si modifica nel tempo in base alle nuove esperienze sociali.
I ruoli sociali – I ruoli che assumiamo nella società sono socialmente costruiti e ci forniscono un’identità sociale definendo le nostre aspettative e i nostri comportamenti.
Il linguaggio – Il linguaggio, influenzando il modo in cui pensiamo e percepiamo noi stessi e gli altri, si rivela uno strumento fondamentale per la costruzione dell’identità. Attraverso il linguaggio, categorizziamo il mondo, esprimiamo le nostre emozioni e comunichiamo con gli altri. Il linguaggio.
La cultura – La cultura, intesa come insieme di valori, credenze, norme e pratiche condivise, definisce ciò che è considerato importante, desiderabile e appropriato e fornisce un quadro di riferimento per la costruzione dell’identità.
Le implicazioni di questa prospettiva sono diverse: l’identità è fluida e dinamica, non è un dato statico ma si modifica nel corso della vita in base alle esperienze sociali; è multipla potendo noi assumere diverse identità che si attivano in contesti sociali differenti; è relazionale stando il nostro senso di sé in continua relazione con gli altri.
Pirandello mette in discussione la nozione stessa di verità, dimostrando come essa sia sempre relativa e soggettiva. Non esiste una verità assoluta, ma solo una molteplicità di prospettive. La relatività della verità è uno dei pilastri su cui si fonda Uno, nessuno e centomila. Pirandello, attraverso la disintegrazione dell’identità di Moscarda, ci invita a riflettere sulla natura stessa della realtà e sulla possibilità di conoscere una verità oggettiva.
La consapevolezza della relatività della verità porta Moscarda a una profonda crisi identitaria. Se la sua identità è definita dagli occhi altrui, come può sapere chi è veramente?
La difficoltà a comunicare e a comprendersi nasce proprio dalla relatività della verità. Ognuno di noi ha la sua verità e spesso queste verità entrano in conflitto, rendendo impossibile un dialogo autentico.
Il relativismo può sfociare nel nichilismo, nella convinzione che non esiste un significato ultimo alla vita e che tutte le nostre certezze sono destinate a crollare.
Follia, alienazione e perdita di sé sono alcune delle conseguenze della crisi di identità. Moscarda, nel tentativo di liberarsi dalle imposizioni sociali, finisce per scivolare nella follia. La sua crisi identitaria lo porta a mettere in discussione tutto ciò che credeva di essere, fino a perdere completamente il senso di sé. Questa scelta, apparentemente estrema, viene spesso interpretata come l’unica via d’uscita da una realtà percepita come soffocante e alienante.
La crisi d’identità può portare all’alienazione, alla sensazione di non appartenere a nessun luogo e a nessuna comunità. La persona che attraversa una crisi d’identità rischia di perdere di vista se stessa, di annullarsi nel tentativo di conformarsi alle aspettative degli altri.
Uno, nessuno e centomila ci invita a riflettere sul ruolo che la società gioca nella costruzione della nostra identità e sulle conseguenze che possono derivare dalla perdita di questa. Pirandello ci mostra come l’identità non sia un dato immutabile, ma un costrutto sociale in continua evoluzione, soggetto alle influenze del contesto e delle relazioni interpersonali.
La verità come costruzione sociale – Tutto ha inizio da una semplice osservazione sulla conformazione del naso del protagonista. Questa apparentemente banale caratteristica fisica diventa il catalizzatore di una profonda crisi identitaria, poiché Moscarda si rende conto che gli altri lo percepiscono in modo diverso a seconda del loro punto di vista.
La molteplicità delle identità – Ognuno di noi, secondo Pirandello, ha tante identità quanti sono gli occhi che lo guardano. La nostra immagine di noi stessi è continuamente plasmata dalle relazioni sociali, dalle aspettative degli altri e dalle etichette che ci vengono affibbiate.
L’impossibilità di una verità assoluta – La verità, in questo senso, non è un dato oggettivo, ma una costruzione sociale; non esiste una sola verità, ma tante verità quante sono le persone che la interpretano.
La verità come processo – La verità non è un punto di arrivo, ma un processo continuo. La nostra conoscenza della realtà è sempre parziale e provvisoria, destinata a essere continuamente ridefinita dalle nuove esperienze.
La verità come relazione – La verità si costruisce nelle relazioni con gli altri. È attraverso l’interazione con gli altri che noi stessi ci conosciamo e costruiamo la nostra identità.
Il relativismo di Pirandello trova riscontro in alcune correnti filosofiche, come lo scetticismo e il relativismo culturale. Tuttavia, l’approccio di Pirandello è caratterizzato da una forte componente umoristica e da una profonda umanità, che lo distingue da un mero esercizio intellettuale.
Il relativismo è un tema affascinante e complesso che ha profonde implicazioni per la nostra comprensione della morale e della giustizia. Il Relativismo etico, pur sottolineando l’importanza della diversità culturale, presenta dei limiti significativi che possono portare a un’impasse morale e a una difficoltà nel gestire le sfide etiche del mondo contemporaneo. Infatti, le conseguenze del relativismo sulla nostra concezione della morale e della giustizia sono molteplici e spesso controverse:
Negazione dei Valori Universali – Sostenendo che la verità, i valori e i giudizi morali sono relativi a un particolare contesto culturale, storico o individuale ne deriva che non esistono, secondo questa prospettiva, verità assolute o valori universali validi per tutti. Se ogni cultura ha i propri valori, diventa difficile condannare pratiche considerate moralmente riprovevoli in altre culture, ad esempio, la tortura o la schiavitù. Inoltre, se non esistono valori universali e oggettivi, come possiamo parlare di progresso morale? Come possiamo affermare che una società è diventata più giusta o più etica nel tempo? I diritti umani sono spesso presentati come valori universali, se adottiamo un relativismo estremo non rischiamo di relativizzare anche questi diritti, aprendo la porta a giustificare violazioni gravi?
Difficoltà nel Giudizio Morale – Se non esistono standard oggettivi per giudicare il giusto e lo sbagliato, come possiamo criticare le azioni degli altri o prendere decisioni morali? Come possiamo giudicare azioni come la tortura, la schiavitù o il genocidio? Il relativismo sembra condurre a una sorta di indifferentismo morale; paralizzando il nostro giudizio morale, ci impedisce di condannare azioni universalmente riconosciute come sbagliate.
Tolleranza e Relativismo – Il relativismo è spesso associato alla tolleranza, in quanto invita ad accettare le differenze culturali senza giudicarle. Tuttavia, un relativismo spinto potrebbe portare a una forma di indifferenza verso le ingiustizie, giustificando qualsiasi pratica a nome della diversità culturale.
Progresso Morale – Se tutti i valori sono relativi, perde di significato l’idea di progresso morale. Come possiamo affermare che una società è diventata più giusta o più etica nel tempo se non esiste un punto di riferimento oggettivo?
Pluralismo Culturale – Il relativismo può essere visto come un tentativo di valorizzare il pluralismo culturale e di evitare l’imposizione di una visione del mondo dominante. Tuttavia, un eccessivo relativismo potrebbe portare a un relativismo culturale che impedisce qualsiasi dialogo costruttivo tra culture diverse.
Nonostante la sua attrattiva, il relativismo è stato oggetto di numerose critiche qui riassunte:
Incoerenza logica – Se tutti i valori sono relativi, allora anche l’affermazione stessa del relativismo sarebbe relativa, rendendo la posizione stessa auto-contraddittoria.
Impossibilità di dialogo – Se non esistono valori comuni, diventa difficile instaurare un dialogo costruttivo tra persone o culture con visioni del mondo diverse.
Giustificazione di qualsiasi azione – Un relativismo spinto potrebbe essere utilizzato per giustificare qualsiasi azione, anche le più atroci, a nome della diversità culturale.
Risulta evidente che la prospettiva complessa del Relativismo solleva importanti questioni sulla natura della moralità e della giustizia. Mentre è importante rispettare le differenze culturali, un relativismo assoluto può portare a un’impasse morale e impedire il progresso.
Un approccio più equilibrato potrebbe consistere nel riconoscere sia la diversità dei valori culturali sia l’esistenza di alcuni valori fondamentali condivisi da tutte le culture umane, ad esempio la dignità umana, la compassione. Questo approccio permetterebbe di promuovere il dialogo interculturale e di condannare le violazioni dei diritti umani senza cadere nel relativismo assoluto.