Brunella Barberis è nata ad Alessandria dove vive attualmente. Ha frequentato il liceo classico della sua città e poi l’università di Genova. Ha insegnato lettere in varie scuole inferiori e superiori della provincia.
Ha pubblicato alcune poesie in antologie locali, partecipa a gruppi di lettura e altre iniziative culturali, attualmente si dedica a insegnare italiano a stranieri come volontaria.
Attraverso una serie di racconti toccanti, Brunella Barberis esplora temi universali come l’infanzia, la famiglia, l’amore, la perdita, l’emigrazione, la malattia e la morte. Il destino e il caso si intrecciano nelle vite di personaggi indimenticabili. Descrizioni vivide e dialoghi autentici ricreano atmosfere familiari intense, mentre personaggi complessi e sfaccettati, come la saggia zia Ada, il vivace Riccardo, la madre coraggiosa Alina e l’affettuoso Marcello, prendono vita pagina dopo pagina.
Le loro storie di emigrazione, amore, malattia e speranza si fondono in un mosaico narrativo emozionante, offrendo uno sguardo profondo e toccante sulla condizione umana.
Al centro di questi racconti c’è la famiglia, con le sue relazioni complesse e ambivalenti, sempre però guidate da affetto e solidarietà. Un altro tema ricorrente è il legame con la terra d’origine: i personaggi, anche lontani dal loro paese natale, portano sempre con sé un pezzo della loro storia e delle loro tradizioni.
Gli incontri casuali, le coincidenze e le svolte inaspettate ci ricordano quanto la vita sia imprevedibile. Lo sa bene Elisa, protagonista del primo racconto Carnevale a Venezia.
Venezia, avvolta nei suoi scintillanti travestimenti, offriva un palcoscenico perfetto per i capricci del destino. In mezzo a una folla festante, tra maschere e intrighi, Elisa, una giovane donna alla ricerca di un nuovo inizio, si imbatte in un volto del passato, celato dietro una maschera nera. Un incontro casuale, un gioco del destino, che la porterà a riscoprire l’amore.
ll racconto che segue, I Polli hanno quattro zampe, è un ritratto intimo e toccante della famiglia contemporanea, un prezioso affresco della vita quotidiana, un’immersione in un microcosmo familiare dove le relazioni, seppur complesse, sono permeate da un profondo affetto. È un affresco vivido e commovente della vita quotidiana, dove storie personali e riflessioni profonde si intrecciano con naturalezza.
Lo stile di scrittura è scorrevole e immediato, ricco di dettagli che rendono le scene vive e realistiche, coinvolgendo il lettore in un’esperienza emotiva intensa. Attraverso lo sguardo di una zia affettuosa e saggia, l’autrice ci offre un quadro complesso e multisfaccettato, esplorando temi universali come la famiglia, l’infanzia, la solitudine, l’amore e il significato stesso della vita.
I personaggi, delineati con maestria, prendono vita pagina dopo pagina: Riccardo, il bambino vivace e curioso, Alina, la madre giovane e coraggiosa, Marcello, sportivo e un po’ sbadato, e la stessa narratrice, donna saggia e attenta.
L’infanzia è ritratta come un periodo di scoperta, meraviglia e crescita, con il bambino al centro dell’attenzione, i suoi bisogni, le sue curiosità, le sue domande e la sua ricerca di identità, come nel caso di Riccardo.
Inevitabilmente, il lettore è portato a riflettere su interrogativi importanti: Qual è il ruolo del padre nella vita di un bambino? Come affrontare le difficoltà della vita? Qual è il vero significato della famiglia? Quanto sono importanti le radici e le origini? Come si costruisce un legame affettivo profondo? La rivelazione finale, svelando un legame inaspettato tra i personaggi, aggiunge un tocco di sorpresa e profondità alla storia, lasciando il lettore con un senso di completezza e appagamento.
Tali risultati testimoniano la competenza dell’autrice, capace di romanzare con successo Le ricette di zia Celestina, un semplice ricettario che ci consente di riflettere sul valore della tradizione culinaria e sulla necessità di preservarla. In un’epoca dominata dal fast food e dai prodotti industriali, riscoprire i sapori autentici e i gesti quotidiani delle nostre nonne diventa un modo per recuperare un senso di appartenenza e di identità. Nascosto tra le pagine del ricettario, si cela un vero e proprio tesoro: una riflessione sulla storia della cucina domestica e sul ruolo fondamentale che le donne hanno avuto nella trasmissione del sapere culinario.
Attraverso l’analisi del ricettario antico, l’autrice ci conduce in un viaggio nel tempo, svelandoci un mondo fatto di sapori genuini, gesti quotidiani e un profondo legame con la terra e le stagioni. Il prezioso documento ci racconta di una cultura alimentare, di un modo di vivere e di un sistema di valori ormai in gran parte dimenticati. La trasmissione delle ricette avveniva principalmente per via orale, da madre in figlia, all’interno della comunità. I quaderni rappresentano quindi una sorta di fissazione scritta di un sapere tramandato oralmente.
La cucina descritta è strettamente legata ai ritmi della natura e ai prodotti locali. L’uso di ingredienti freschi e genuini, la valorizzazione degli avanzi e la preparazione di piatti semplici ma gustosi sono le caratteristiche tipiche. Il confronto tra la cucina di un tempo e quella attuale permette di apprezzare l’evoluzione della gastronomia e di riflettere sul valore della tradizione.
La divisione delle ricette per tipologia e l’utilizzo di valutazioni qualitative anticipano le moderne guide gastronomiche. Ovviamente, la cucina descritta nei quaderni è profondamente rispettosa dell’ambiente e delle risorse naturali. La preparazione dei pasti era un’occasione per riunire la famiglia e gli amici, creando momenti di condivisione e convivialità. L’autrice, infatti, pur attraverso la cucina, racconta storie di famiglia, dove i sapori diventano veicolo di ricordi e legami indissolubili.
Il legame familiare è un tema centrale anche nel racconto I’m Christmas con le figure di Natale, Cichen e Tommaso che rappresentano diversi modi di affrontare la vita e le sfide dell’emigrazione. Un giovane montanaro lascia il suo paese per cercare fortuna in America, spinto dalla miseria e dalla speranza di un futuro migliore per la sua famiglia. “Cara moglie, sono arrivato. Dopo tanta attesa la Merica la ho vista un mattino presto mentre mangiavo il pane di colazione… Ero contento e anche un po’ impaurito…” Così comincia la prima lettera che Natale spedisca alla moglie da la Merica.
A differenza del fratello Cichen più spigliato, Natale è taciturno e riflessivo, e osserva con apprensione la realtà che lo circonda. L’arrivo a New York è traumatico: la grande città, con la sua frenesia e le sue mille lingue, lo disorienta. Si sente spaesato e inadeguato di fronte alla modernità e alla complessità della vita americana. Trova lavoro come operaio, ma fatica ad adattarsi e a imparare la lingua. Il fratello Cichen, invece, sembra integrarsi più facilmente, attratto dalla vita notturna e dai nuovi amici fino a prendere una brutta strada.
Il racconto esplora le difficoltà e le speranze degli emigranti italiani all’inizio del Novecento, il loro desiderio di riscatto sociale e la nostalgia per la terra natale. Riflette sulla ricerca di identità e sul confronto tra la cultura d’origine e quella americana, con le difficoltà di integrazione e la perdita di radici.
Anche qui il caso e le coincidenze giocano un ruolo fondamentale nella storia. E non aggiungo altro, per non rischiare di incorrere nelle ire dell’autrice…
Un Natale in libreria è un racconto che esplora temi come la memoria, il passato e le seconde opportunità. La figura di Marco Martini (nome fittizio) rappresenta la complessità della storia italiana degli anni ‘70, un periodo segnato da conflitti ideologici e violenza politica. Il racconto offre uno spaccato interessante sulla storia italiana recente, invitando alla riflessione e al dialogo sulle responsabilità individuali e collettive, sulla capacità di cambiamento e redenzione degli individui, sulla possibilità di superare gli errori del passato.
Di più non vi dico, il resto lo lascio scoprire a voi, cari lettori!
Felice Massaro*
Giornalista, autore di diversi saggi storici e letterari. Le sue opere sono riportate sul sito personale felicemassaro.it.